Ciccio Baiano e la capacità di rialzarsi sempre

L’ex attaccante della Fiorentina negli anni Novanta subì una serie di infortuni che gli fecero perdere alcune occasioni, come l’opportunità di giocare il Mondiale del 1994. Ma “Ciccio” seppe sempre rialzarsi con carattere e slancio

Forza interiore e umiltà non sono mai mancate a Francesco “Ciccio” Baiano, uno degli attaccanti di spicco della Serie A negli anni Novanta.
Dopo aver raccontato la sua ascesa e affermazione nel Foggia di Zdeněk Zeman e aver parlato dell’ottimo rapporto, non solo in campo ma anche nella vita, con Gabriel Batistuta, conosciuto alla Fiorentina, Baiano è di nuovo ospite di Filippo Brusa a Vincere per affrontare il tema degli infortuni che hanno condizionato la sua carriera e gli sono costati la convocazione al Mondiale americano del 1994: «Avrei potuto dire la mia in nazionale ma mi ruppi il ginocchio e dovetti stare fuori sette mesi. Rientrai in campo solo ad aprile del 1994 ma, ovviamente, dopo un periodo così lungo di stop, era scontato che Sacchi portasse negli Stati Uniti un giocatore che stava molto meglio di me. A Firenze ho subito altri infortuni e, del resto, un attaccante come me attirava i calcioni dei difensori, pronti a picchiare come dei fabbri… Mi sono fratturato il perone e, quando sei costretto a stare fuori, è come se ti mancasse l’aria. Almeno per un paio di mesi rimani a casa con le stampelle, solo con i tuoi pensieri, a chiederti continuamente se tornerai come prima… Poi la lunga riabilitazione in palestra e, appena finalmente ti senti bene e puoi sentire l’odore dell’erba, c’è l’allenatore che frena… Io però non ho mai smesso di credere in me stesso e, con tanto lavoro e sacrificio, ce l’ho fatta a mettermi tutti gli infortuni alle spalle».
Lasciata la Fiorentina nel 1997, Baiano approda in Inghilterra, al Derby County, con cui vive momenti intensi in Premier League, prima di rientrare in Italia nel 2000, per scendere in B, con la Ternana di Vincenzo Guerini: «Fu però una scelta sbagliata, proprio come quella che avevo fatto da giovane passando all’Avellino, subito dopo essere stato a Empoli».
Indossata la maglia della Pistoiese, sempre in B, per due campionati, l’attaccante si trasferisce, nell’estate del 2002, in C2, alla Sangiovannese, squadra con cui ottiene la promozione in C1 e si toglie delle soddisfazioni: «A San Giovanni Valdarno ho trascorso stagioni meravigliose perché giocavo per divertirmi e ho conosciuto persone uniche, a partire da Arduino Casprini, presidente straordinario, che mi aveva accolto in modo incredibile. Non posso dimenticare il primo incontro con Beppe Sannino, che era nostro allenatore e mi chiese: “Ma come devo trattare un giocatore importante come te?”. Gli risposi: “Come gli altri, anzi in modo più duro… Quando hai da dire qualcosa a un mio compagno, rimprovera me…”. Da lì nacque con lui un rapporto fortissimo, che ancora ci lega. Con la Sangiovannese ho vissuto emozioni intense, insieme anche a un’altra persona speciale: Maurizio Sarri».

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