Cambia la sanità lombarda, che dopo lunga elaborazione approva in commissione regionale la tanto attesa riforma, o per meglio dire la legge di potenziamento, che nei desiderata della maggioranza di governo racchiude le esigenze maturate in questi ultimi anni e traduce in investimenti concreti i fondi in arrivo dal PNRR.
Il centrodestra plaude a una svolta che coinvolge i principali attori del sistema sociosanitario, rimpolpa gli organici e spezza l’atavica tendenza all’ospedalocentrismo. Tra le principali novità, le Case di Comunità (203 in tutta la Lombardia), in cui opereranno team multidisciplinari compresi i medici di base e si rivolgeranno soprattutto ai malati cronici (un modo per destinare agli ospedali canonici i soli acuti); nei 60 Ospedali di Comunità agiranno prevalentemente gli infermieri: destinatari, i pazienti ricoverati per periodi brevi e a bassa media intensità di cura. Infine, le 101 Centrali Operative Territoriali, cui spetterà il compito di coordinare i servizi domiciliari: ve ne saranno uno per ogni distretto, cui faranno capo bacini da 100 mila abitanti ciascuno.
Le tre strutture appena citate dreneranno oltre 450 milioni di euro provenienti dal Piano di Resilienza. A questi si aggiungeranno gli 85 stanziati dalla Regione per il Centro di prevenzione Malattie Infettive. La somma di 1 miliardo 350 milioni sarà quanto complessivamente impegnato sul fronte dell’edilizia sanitaria.
Il dibattito sbarcherà in consiglio regionale il 10 Novembre ed entro il mese è prevista la definitiva approvazione. Ma non si tratterà di un cammino indolore, viste le polemiche risuonate sin dalla prima ora. Il consigliere radicale Usuelli ha disertato la seduta di commissione accusando la maggioranza di aver negato il confronto democratico.
Mentre i PD Astuti e Pizzul parlano di occasione sprecata: “La riforma - afferma l’esponente varesino - rinuncia a quelli che dovrebbero essere i tratti essenziali della sanità moderna: universalità, prossimità e appropriatezza”.