Del problema si parla ormai da mesi, ma in tanti faticano a percepirne le ricadute nel medio-lungo periodo.
A venirci incontro per fare chiarezza è la fotografia scattata dall'Unione Industriali della Provincia di Varese, che attraverso Univa Studi si è concentrata sull’aumento generalizzato dei costi delle materie prime, e sulla carenza di alcune di esse.
Il 91% degli interpellati risente del fenomeno, aggravatosi nel tra Luglio e Settembre e reso più pesante dall’inflazione energetica, cioè dall'aumento del costo di energia, gas e componenti elettronici.
L’incremento dei prezzi si è fatto sentire soprattutto nel settore dei metalli, seguito da quello dei prodotti chimici, poi dalle fibre tessili e dalle materie plastiche.
Il 95% delle aziende interessate prevede che la situazione si rifletterà sui costi della produzione, destinati ad aumentare e a determinare il combinato disposto di prezzi finali in crescita e profitti in calo.
A impensierire ulteriormente la tendenza c’è la prospettiva del 71% degli interessati, secondo i quali il trend proseguirà fino al primo semestre del 2022. Un quinto del campione ritiene che si possa giungere fino al terzo trimestre dell’anno prossimo, mentre solo il 10% si mostra ottimista e confida in un fenomeno a scadenza ravvicinata.
Come accennato, in alcuni settori il problema dei prezzi di aggiunge a quello dell’approvvigionamento. I metalli, ad esempio, sono sempre più difficili da trovare, come dichiarato da oltre il 70% degli operatori interessati. La maggior parte di questi denuncia l’allungamento dei tempi di consegna. Il 36% ne segnala la scarsa disponibilità, mentre il 3% ne mette in discussione la qualità.
Non ultimo, spunta il problema della logistica. I trasporti via mare si stanno facendo più costosi e, in alcuni casi, si registra la cancellazione di alcune rotte marittime.