Gli anni che stiamo vivendo verranno ricordati sicuramente per i danni della pandemia, ma anche per le tante contraddizioni che, ormai da tempo, ci capita di notare e raccontare.
Una delle più macroscopiche è quella segnalata da Giuseppe D'Aquaro, segretario generale della Fisascat Varese e Como, pianeta della galassia CISL Dei Laghi alle prese con la protesta di chi si occupa del servizio pulizie negli ospedali del territorio.
"Alle nostre lavoratrici che ogni giorno entrano ed escono dal reparto covid - afferma D'Aquaro - l'impresa titolare dell'appalto (la CM Services) fornisce unicamente mascherine chirurgiche. Abbiamo chiesto ripetutamente di ricevere le mascherine Ffp2, unanimemente riconosciute come le più sicure. Ma per iscritto ci hanno risposto che le cose resteranno così finché il Protocollo non introdurrà tale obbligo".
Eccoci, dunque, di fronte all'ennesima stranezza: chi desidera assistere a una partita, entrare al cinema, a teatro, salire su un bus o persino su un battello (all'aperto, sul ponte, col vento in faccia), è costretto a indossare la FFP2. Chi lavora a contatto con pazienti affetti dal covid, al contrario, deve accontentarsi della mascherina chirurgica.
Ma Fisascat non demorde: "Chiesto l'intervento del Prefetto".