4 Exodus, l'oasi della ripartenza

Abbiamo visitato la comunità di Casale Litta, per il recupero e il reinserimento di ragazzi tossicodipendenti. Un angolo di pace, affiatamento e laboriosità, tra pizze appena sfornate, laboratori, traslochi e fame di futuro. L’esperienza di Andrea: “Ora che sto meglio voglio rimanere qui per aiutare chi sta vivendo ciò che ho passato io”

Sarà per l’ampiezza degli spazi, o il sole splendente e il cielo terso. Sarà per il calore dell’accoglienza, o per l’energia del simpatico Ares; per la comodità delle sale, per l’abilità con cui Antonio mescola il risotto, o forse per il profumo della pizza.

Fatto sta che, a prima vista, la 4 Exodus di Casale Litta tutto sembra fuorché una comunità protetta, un luogo sociale, di recupero e solidarietà, di lotta al disagio e costruzione di futuro.

Eppure è proprio così, come ci spiega una delle sue responsabili, Giada Marinò: "La nostra gestione è cominciata nel 2018 e ci siamo subito concentrati sui lavori di ristrutturazione. Accogliamo ragazzi con problemi di tossicodipendenza, alcuni con percorsi alternativi alla detenzioneAbbiamo una ventina di posti e lavoriamo ogni giorno su diversi fronti.

Nel 2020, con l'esplosione della pandemia, gli educatori hanno deciso di trasferirsi armi e bagagli qui, per non lasciare sole persone vulnerabili e a caccia di rinascita. Una sfida tosta che, oggi, può dirsi assolutamente vinta.

Sono sbocciate così le attività che, attualmente, fanno da pane quotidiano della comunità: laboratori di falegnameria, riuso e pasticceria, cura delle aree pubbliche in collaborazione con il Comune, la gestione di sgomberi e traslochi, nonché la preparazione di pizze e focacce. Ieri un gioco, oggi un mestiere.

Matteo Inzaghi ha fatto visita alla comunità-cascina e le ha dedicato questo reportage.

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