A ciascuno la sua sfida: ai giocatori il compito di vincere sul campo; ai dirigenti, quello di far quadrare i conti. Ai legislatori, quello di piantare paletti compatibili con un sistema martoriato dal covid, valorizzando chi tiene in ordine i bilanci e controllando a vista chi cerca di dribblare le regole.
In una parola, il CalcioMercato, che toglie il sonno ai manager, ingolosisce i bookmaker, incuriosisce i tifosi.
Se n’è parlato, e questo fa già notizia, in una università, la LIUC, che forma, tra l’altro, professionisti del management sportivo e riflette sulla componente economico-finanziaria di un mondo che muove 25 miliardi in Europa e 3 e mezzo in Italia.
Ma allora quali sono, oggi, le partite che impegnano maggiormente le società? Da un lato, spiega Valerio Casagrande del Parma Calcio, riequilibrare i costi, adeguando il “Pallone” a una realtà che cambia.
Dall'altro, incalza Corrado Di Taranto, direttore generale del Trento Calcio, rafforzare i rapporti tra le società di serie C e i club più blasonati.
Senza dimenticare, incalza il presidente Mauro Giacca, la responsabilità che grava sugli stessi giocatori, i quali, nell'accettare un contratto, non devono puntare solo a maglia e compenso, ma anche e soprattutto a trasparenza e affidabilità.
Altro tema toccato alla Università Cattaneo di Castellanza, la componente femminile ai vertici delle società calcistiche, a dir poco minoritaria. Non una rivendicazione di genere, precisa la professoressa Patrizia Tettamanti, docente di Economia Aziendale, bensì un’affermazione di talento.