C’erano anche la nipote di Giuseppe Montanari, che tutti chiamavano Peppino, come la stessa Daniela tiene a sottolineare, e la figlia e la nipote di Mario Loreti, la mente che progettò la Questura di Varese, già Palazzo Italia, scrigno e riflesso monumentale di anni lontani, storicamente e artisticamente significativi, come ben dimostra l’esposizione che da qui a Marzo aprirà al pubblico le porte e le opere di questo autentico Museo littorio.
Attraverso la voce di Serena Contini, esperta e curatrice di un percorso che si snoda lungo tre piani, focalizzandosi sul Sacrario dei Caduti fascisti, l’unico rimasto in Italia, si estende alla sala delle adunanze, solca la magnifica scalinata interna per raggiungere l’imponente opera del Montanari nell’ufficio del Questore e svela bozzetti e disegni, colori e momenti di vita che i famigliari hanno gentilmente concesso (in sinergia con i lavori forniti da Galleria Ghiggini, l'importante prestito concesso dalla Galleria ArteIdea di Varese e con la preziosa collaborazione di VareseVive, guidata da Giuseppe Redaelli).
Fondamentale il ruolo del Vicario Carlo Mazza, e quello di chi, come Fondazione Cariplo, Fondazione Comunitaria e famiglia De Molli, hanno reso possibile un’esposizione che recupera e racconta, prende coscienza e cristallizza, nella consapevolezza che Storia e Cultura vanno sempre e comunque rispettate e tramandate, perché solo così è possibile capirle e capirci.
Rete55 racconterà la mostra della Questura in uno Speciale di approfondimento, che, come sottolineato dal questore Michele Morelli, nasce da un'esplicita indicazione del Capo della Polizia, Lamberto Giannini, giunto a Varese per visitare in anteprima la mostra e auspicare una valorizzazione pubblica delle Questure, dal punto di vista storico e monumentale (per riascoltare le sue parole, clicca qui).