Busto: Agenti all'inseguimento della verità

Ospiti di Lampi Blu, tre poliziotti hanno raccontato cosa vuol dire inseguire persone sospette

Ci hanno messo la faccia, condividendo col pubblico ricordi, esperienze e sensazioni.
Sono tre poliziotti: Antonio Savoldi, Roberto Zecchinato e Marco Montefusco.
Preceduti da Andrea Albizzati, che ha posto in luce le normative vigenti.

A loro l'associazione Lampi Blu ha chiesto di raccontare cosa significa lanciarsi in un inseguimento.
A forte velocità, in un centro storico o lungo l'autostrada, rischiando l'incolumità propria, di chi si tallona e soprattutto di persone innocenti, passanti, ciclisti, chiunque abbia la sfortuna di trovarsi nel posto giusto al momento sbagliato.

E alcune delle riflessioni emerse lasceranno il segno: come quella in cui si ammette che, un tempo, la priorità era bloccare il fuggitivo.
Mentre adesso il primo pensiero di chi opera va ai danni collaterali: se danneggio l'auto di servizio mi toccherà pagare i danni? Se qualcuno film col cellulare il mio inseguimento verrò messo in croce sui social e nei talk televisivi?
Il caso Ramy, il giovane morto al termine di un inseguimento a Milano, resta sullo sfondo. In primo piano, resta l'amarezza: di un dibattito che, oggi, mette sullo stesso piano chi veste in uniforme e chi rifiuta di fermarsi all'alt dei carabinieri.
E che, per voce del Prefetto Gabrielli, evoca delle fantomatiche linee guida. Quando - dicono in coro gli agenti - delle linee guida, semplicemente, non esistono.
Anche perché sarebbe ben difficile mettere nero su bianco ciò che si basa su immediatezza, imponderabilità e decisioni da prendere in pochi istanti.

La serata, introdotta da presidente di Lampi Blu Paolo Macchi e moderata da Matteo Inzaghi, ha visto la partecipazione di un vasto pubblico, riunito nella sede associativa di Busto Arsizio.

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