Immortale Pietruzzu

La puntata numero 79 di BiancoRossiNews celebra Anastasi con una serie di interviste esclusive

«Immortale Pietruzzu» è il titolo della settantanovesima puntata di BiancoRossiNews, che ricorda il biancorosso più famoso di sempre: Pietro Anastasi, icona e bandiera del Varese dal 1966 al 1968.
La trasmissione di Filippo Brusa celebra il campione appena scomparso con una serie di interviste esclusive a illustri personaggi che hanno avuto grande familiarità con lui.
Nino Massimino, figlio di Pippo, presidente della Massiminiana, la seconda squadra di Catania che militava in Serie D, racconta la quotidianità di Anastasi da ragazzino e il suo passaggio al Varese, in seguito a una offerta irrinunciabile per il club siciliano.
Il ricordo dell’ex compagno Pietro “Gedeone” Carmignani è denso di poesia e fa rivivere la magia del Varese allenato da Bruno Arcari, mentre il campione del mondo ed ex biancorosso Claudio Gentile ribadisce che Anastasi, compagno alla Juventus, è stato per lui un fondamentale esempio.
L’ultima stagione da giocatore di «Pietruzzu» viene riportata alla luce da Fiorenzo Roncari, suo compagno al Lugano, che racconta di come l’ex di Varese, Juventus, Inter e Ascoli sia stato l’orgoglio degli italiani in Svizzera.
Una volta terminata la carriera, Anastasi è diventato allenatore degli Allievi del Varese: ne parlano Mario Barluzzi, all’epoca preparatore dei portieri biancorossi, e l’ex responsabile del settore giovanile Emilio Premoli.
Il giornalista Tony Damascelli regala alla trasmissione un vibrante ritratto di «Pietruzzu», definito «un cavallo senza sella ma da Gran Premio», e polemizza per il fatto che non è stato osservato un minuto di silenzio in onore del campione della Nazionale su tutti i campi del calcio italiano, come sarebbe stato invece necessario e opportuno.
Infine Giorgio Morini, ex compagno al Varese, si commuove profondamente per la perdita di un amico che rimarrà comunque una presenza immortale nel suo cuore e nel cuore di chi lo ha conosciuto e apprezzato non solo come campione ma soprattutto come uomo.

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