L’immagine della Basilica di Gallarate gremita e silenziosa per l’ultimo saluto a Don Alberto Dell’Orto, divulgatore di cultura, fede e carità, rimarrà impressa nella memoria di chi lo ha conosciuto e amato come l’ultima scena di una lunga storia che ha cambiato la città.
A Gallarate da 56 anni, Don Alberto era (e resterà per sempre) l’anima del Teatro delle Arti, dove ha ospitato artisti di fama internazionale quali Vittorio Gassman, Dario Fo e Moni Ovadia. Un uomo di cultura, ma non solo. “Per lui cultura e carità erano due sorelle inseparabili”, ha detto Monsignor Giovanni Giudici, vescovo di Pavia e - molti anni fa - compagno di seminario di un giovane Don Alberto.
“Ci ha insegnato che il sapere deve essere diffuso e condiviso per acquisire vero significato”, ha detto.
E don Alberto, dei valori della condivisione e della generosità ne aveva fatto uno stile di vita: era semplice e umile, sempre pronto ad aiutare, ad ascoltare, ad informare e ad informarsi. Amava leggere, confrontarsi, chiedere. Con una curiosità quasi infantile, che lo ha mantenuto giovane nella mente e negli intenti fino all’ultimo respiro.
Non è un caso che, tra le sue grandi passioni, vi fossero anche i burattini: custodiva una collezione da 289 pezzi, tra i quali uno che lo ritrae e a cui era molto legato.
Don Alberto lascia a Gallarate un segno indelebile. La sua eredità merita di essere custodita, valorizzata e coltivata. Spetta ora alla città saperlo fare, impedendo al sipario del Teatro delle Arti di abbassarsi per sempre.
Per rileggere l'editoriale di Matteo Inzaghi su Don Alberto Dell'Orto, clicca qui.