Erika Minazzi invita a non sacrificare mai gli strumenti affettivi della prevenzione: dialogo continuo, sguardo attento, orecchie tese, approccio empatico.
A volte, spiega la dottoressa, il malessere che colpisce i ragazzi si manifesta attraverso dei "campanelli d'allarme", che condizionano la quotidianità, modificandone alcuni aspetti, a volte in modo marcato, altre volte in modo pressoché impercettibile. E' lì che, l'attenzione della persona cara, può fare la differenza.