Nel sacrario della Questura di Varese balzano all'occhio, da subito, l'imponente croce che troneggia al centro della piccola sala circolare, il cielo stellato che disegna l'orsa maggiore e minore e quei decori in oro zecchino su piastrelle di ceramica nere lucide e opache, riportano segni e simboli che celebrano ed esaltano la gioventu littoria, lo spirito fascista, le frasi simbolo del Duce e di D'Annunzio. Altre mattonelle presentano diverse sfumature di rosso, evocativo. Sangue versato da giovani fieri.
Ne è artefice è Guido Andlovitz, triestino d'origine, architetto e progettista, nato nel 1900, scomparso nel '66, e legato a doppio filo alla comunità di Laveno Mombello, grazie al segno da lui lasciato sulla gloriosa storia della ceramica lavenese.
Oggi il sacrario torna agli antichi splendori grazie alla paziente opera di restauro curato con metodica passione dall'esperto Enrico Brugnoni, da Maura Carcano e dal prezioso contributo di Massimo Gabri, nelle vesti di mecenate. E grazie all'impegno personale di Giovanni Pepé, che tra poche ore cederà il testimone di questore per godersi la meritata pensione.
Per rivedere il documentario sulla storia della Questura, clicca qui
Per rivedere l'intervista di commiato di Giovanni Pepé, clicca qui