Della grande giornata organizzata a Varese, a 30 anni dalle stragi di Capaci e via D’Amelio, immersa nell’insolita cornice dello stadio, invasa dal sole e dai ragazzi, rallegrata dal gioco e illuminata da un concetto di legalità che trascende la didattica per diventare narrazione, bagaglio e quindi immaginario, resteranno volti, parole, entusiasmo. E un bisogno di verità che si fa subito antidoto.
"Ricordare è necessario ma non sufficiente - sottolinea il Presidente della Nazionale Magistrati Piero Calabrò - Oggi che le scuole si dimostrano ben più sensibili e reattive al tema della legalità, bisogna fare tesoro della memoria per dare valore ad ogni nostra azione quotidiana".
A rendere ancor più attuale l’esigenza di questa giornata, spiega il sindaco Davide Galimberti, i fondi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, milioni di euro che andranno investiti in modo accorto, a distanza di sicurezza da qualunque ombra di malaffare.
Se è vero, come denuncia Roberto Saviano, che il cancro mafioso sembra sparito dalle agende politiche e dai talk di prima serata, nonostante sia ancora vivo e reattivo ad ogni latitudine e, peggio ancora, in una certa subcultura fatta di convenienze e interessi più o meno loschi, è altrettanto vero che i ragazzi visti sabato a Masnago avevano ben chiare le priorità di un sistema che per evolversi, come diceva Borsellino, deve preferire “il fresco profumo della libertà che si oppone al puzzo del compromesso morale”.