Gli appelli, le scritte, lo spirito, sono gli stessi che animavano Piazza Montegrappa nella prima autentica mobilitazione di sostegno alle attività più colpite dalle ordinanza anti covid (per rivedere il servizio, clicca qui).
E anche la firma in calce all’iniziativa è la stessa: il Comitato Varese Libera. In prima linea ritroviamo Francesco Tomasella, ostile a regole che ufficialmente si dicono restrittive, ma che lui bolla come liberticide.
A cambiare è soprattutto il numero di partecipanti. Diverse centinaia la prima volta, un’ottantina a questo giro. Il motivo è semplice: allora manifestare era consentito. Oggi no. Siamo in zona rossa, gli assembramenti sono vietati e per uscire di casa servono ragioni valide. Protestare non è tra queste. Qualche irriducibile, però, ha raccolto la sfida, dandosi appuntamento in piazza Giovine Italia.
Gli slogan restano di forte critica alla "dittatura sanitaria". La cita più volte Tomasella, che attacca i politici considerati complici: da Conte a Fontana, ma anche Salvini e Meloni. Poi la provocazione: “Fatemi firmare una carta in cui mi lasciate libero di vivere la mia vita. Se mi ammalerò di covid, voi non dovrete curarmi.”
Dopodiché, tutti in piazza Montegrappa, per cantare l’inno ed esporre le parole d’ordine della mobilitazione.
Nei paraggi, inconfondibili agenti in borghese osservano e vigilano in modo discreto e costante. Nessun disordine, nessuna tensione. E, dai varesini, poca curiosità. L’eco della protesta pacifica si spegne poco dopo le 17, in una Varese sonnolenta, socchiusa e, dal punto di vista emotivo, un po’ distante.