C’è il dolore di chi si chiude, si eclissa, ripiegandosi su se stesso. E c’è il dolore, altrettanto lacerante, di chi sceglie di aprirsi, celebrare, condividere, lasciare un segno.
E’ quest’ultima la strada intrapresa dai coniugi Giorgetti per rendere omaggio alla figlia Erika, scomparsa il 20 Agosto 2020, a causa di un tragico incidente di montagna.
Quella montagna che la 36nne samaratese di nascita e valdostana di adozione, emotiva prima ancora che professionale, amava, coccolava, studiava e che adesso vede un premio regionale a lei intitolato e rivolto a progetti legati al Soccorso Alpino.
E forse sono proprio quell’amore, quella passione, quel desiderio di fondere la propria esistenza con la Natura, i suoi spazi, le sue verticalità e i suoi silenzi, che hanno scolpito Erika nel cuore delle tante persone intervenute a Villa Agusta per la mostra che, fino al 6 Novembre, ne riaffermerà il talento creativo.
C'era gente comune, che non ne ha dimenticato sorriso e dolcezza; ma anche le autorità regionali valdostane, il sindaco Enrico Puricelli, Angelo Borrelli, capo della protezione civile che ha inviato un messaggio di saluto. E c'erano gli uomini di fede, in primis il Custode del Sacro Convento di Assisi, Padre Marco Moroni, al fianco di papà Peppino e mamma Fabrizia, per inaugurare l'esposizione dei fiori in legno, frutto della delicata manualità di Erika: il tocco leggero, preciso e variopinto che per anni ha colorato i suoi momenti di intima riflessione.
E ci piace pensare che, idealmente, ciascuno dei partecipanti si sia portato a casa un petalo, un bocciolo, una fogliolina.
Perché, per dirla con Gabriel Garcia Marquez: “La vita non è quella che si è vissuta, ma quella che si ricorda. E come la si racconta”.