Pioggia e freddo non hanno fermato la curiosità di un centinaio di spettatori, incuriositi da "Lo chiamavano John Wayne", libro biografico che Matteo Inzaghi ha dedicato a Paolo Cherubino.
La presentazione ufficiale, avvenuta nel tardo pomeriggio di venerdì nella tensostruttura dei Giardini Estensi di Varese e organizzata dalla Biblioteca Comunale (capitanata da Elena Emilitri), è stata introdotta e coordinata dal sindaco Davide Galimberti e ha visto protagonisti il giornalista, docente e direttore di Rete55 e il professore, oggi pensionato, ieri noto luminare, fondatore della Clinica Ortopedica di Varese, nonché numero uno della facoltà di Medicina e Chirurgia dell'Università dell'Insubria (ruolo mantenuto per ben 11 anni).
Al centro dell'attenzione, alcune delle tante curiosità umane e professionali che contraddistinguono la "vita da romanzo" di Cherubino, declinata attraverso 75 anni di ricordi, dall'infanzia a Pisa al rapporto con il padre-barone (termine cui il professore attribuisce un significato autorevole e virtuoso); dagli studi a Pavia, passando per l'alluvione di Firenze, alla nascita dell'ateneo di Varese e di Como, fino al rapimento in Albania, la missione umanitaria in Brasile, la storica collaborazione con gli Stati Uniti.
Senza risparmiare qualche stoccata allo sviluppo dell'Insubria (il territorio avrebbe dovuto fare massa e sostenere il progetto senza se e senza ma, invece alcuni importanti interlocutori hanno preferito puntare su Castellanza), né all'Ospedale di Circolo, che, dice Cherubino, "rispetto ai miei tempi ha perso troppi posti letto".
La presentazione del libro, realizzato a fini di beneficienza, ha registrato un piccolo record, vista la partecipazione di ben 3 rettori universitari: gli ex numero uno dell'Insubria Renzo Dionigi e Alberto Coen Porisini e l'attuale rettore Liuc, Federico Visconti.
Con loro, il presidente della Commissione Sanità Emanuele Monti e tanti altri esponenti della vita professionale, politica, civile e militare della società varesina.