Ti rendi conto del valore delle tradizioni, che non a caso fanno rima con emozioni, solo quanto qualcuno te le strappa via.
E’ successo a tanti appuntamenti, a tante iniziative, a tanti momenti che eravamo soliti vivere e condividere e che poi la pandemia ha cancellato così, in un attimo, senza preavviso. Tra queste c’è senz’altro la consegna delle lauree all’Università LIUC di Castellanza. Con il palco allestito, la toga, le feluche prima ben calzate e poi gettate in cielo.
Ebbene, dopo un’edizione cancellata e un’altra in versione ridotta, rieccoci alla festa, non proprio totale, visto il numero ancora contingentato di ospiti, ma sempre più vicina alle origini. Resa ancor più spettacolare dal concerto dell’orchestra Amadeus e ancor più significativa dai 30 anni dell’ateneo: un battito d’ali rispetto alle università più storiche; un’ampia falcata se consideriamo il cambiamento vorticoso degli ultimi lustri, con l’avvento di tecnologie sempre più sofisticate, crisi aggressive e deprimenti inframmezzate dall’impennata di opportunità.
Concetti ben riassunti da Federico Visconti, Rettore LIUC armato di citazionismi acrobatici, da Lao Tzu ai Tre Porcellini, passando per Carlo Levi, Cattaneo e Marchionne.
Per dire che cambiare non vuol dire trasformarsi, bensì evolvere; che partire è condizione necessaria per raggiungere il traguardo; che sfidarsi e mettersi in gioco è l’unico modo per restare davvero se stessi.
E che, per dirla col presidente Riccardo Comerio, perseguire il bene comune contribuendo alla felicità propria e degli altri fa da carburante all’unico futuro su cui valga la pena investire.