Li chiamano boschi dello spaccio e rappresentano l’effetto collaterale e il drammatico cortocircuito di una provincia verde come quella di Varese.
Aree vaste, sufficientemente intricate, difficili da monitorare, letteralmente colonizzate da criminali e frequentate dagli assuntori.
Una piaga, insomma, che stamani è finita sul tavolo organizzato dal Prefetto Salvatore Pasquariello in quel di Sumirago, alla presenza di una dozzina di sindaci e coi vertici delle Forze dell’Ordine.
Il problema, ci spiega la padrona di casa, Yvonne Beccegato, è che realtà piccole come la nostra può agire sol facendo rete tra paesi, con le autorità di riferimento e con la cittadinanza.
Alcuni, come il mornaghese Davide Tamborini, racconta di aver visto padri di famiglia lasciare i figli in auto pur di entrare nei boschi e comprare una dose. e chi, come Graziano Maffioli (Casale Litta), indica tra gli assuntori abituali anche molti anziani.
E mentre Marco Colombo (Daverio), auspica una maggiore integrazione dei sistemi di videosorveglianza, il Prefetto illustra i vantaggi del coordinamento interforze, che nell'area di Tradate, al confine col comasco, ha già dato buoni frutti.