Varese: Morti di Lavoro, non mancano le leggi. Ma le basi

Alla luce dei frequenti incidenti sul lavoro, occorre riflettere su ciò che, come società, stiamo dimenticando

Si chiamava Hamid, aveva 34 anni, ed è morto schiacciato.
E’ successo nel varesotto, pochi giorni dopo le due tragedie avvenute nel bresciano e decine di altre dall’inizio dell’anno.
Una conta lugubre che allunga il triste elenco di croci e che nessun appello, nessun lutto, nessun annuncio riesce a placare.
C’è chi subito invoca l’intervento di nuove leggi e “super procure”. Ma sarebbe miope e persino ipocrita rifugiarsi dietro al paravento della giustizia nel goffo tentativo di isolare un dramma che è invece collettivo.
Non può esserci modernità senza sicurezza, né futuro senza diritto all’incolumità, né autentica produttività senza una prospettiva che vada oltre la mera sopravvivenza.
Lavoriamo tanto, lavoriamo troppo, a volte lavoriamo male, vivendo il Tempo, parole dell’Arcivescovo Delpini, come una prigione insopportabile in cui non c’è spazio per noi e nemmeno per l’altro.
Non è l’Intelligenza Artificiale che dobbiamo temere, bensì l’umana superficialità. E’ quella, non la macchina, a renderci sacrificabili.

Disponibile su Google Play
Disponibile su Google Play