Varese: Pochi giovani alla celebrazione dei “coetanei”

Cerimonia suggestiva, quella di Nikolaevka. Peccato per l’assenza, pressoché totale, di giovani e studenti

Diciamolo sinceramente: speravamo di vedere più giovani sulla via sacra. Speravamo di vederne di più al Santuario, speravamo di vederne di più all’ombra dei vessilli che celebravano i caduti di Nikolaevka.
Non è un capriccio, né una superflua puntualizzazione. Perché nella neve di Russia, nella morsa del gelo, nella stretta mortale della sacca, c’erano dei ragazzi. A trascinarsi nel ghiaccio, a sostenersi l’un l’altro, a lottare, uccidere e morire, c’erano persone di un’età analoga a quella di chi, oggi, dimentica facilmente tutto e tutti.
Attenzione: questo non vuole tradursi in un giudizio sui ragazzi, ma in una bacchettata a quegli adulti che non si sforzano di coinvolgere e sensibilizzare le nuove generazioni affinché non sentano ciò che è stato come qualcosa di così lontano o imponderabile.
Basterebbe portare a scuola libri come “Centomila Gavette di Ghiaccio”, il “Sergente nella Neve”, o i racconti di Carlo Gnocchi e poi invitare gli studenti a partecipare fisicamente alle celebrazioni, non a caso, ma a ragion veduta.
Dice il ministro Giorgetti: “La Memoria si mantiene solo con il senso di comunità”. E la comunità, aggiungiamo noi, è una piantina che va annaffiata fin da piccoli.

 

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