Il primo a rompere il silenzio è stato Diego Di Ghionno, titolare di uno storico ristorante di Varese, che a Rete55 ha affermato: "A queste condizioni, non apro" (per rileggere le sue dichiarazioni, clicca qui).
Ma con il passare delle ore, a quell'istanza, apparentemente isolata, si è unito il coro dei colleghi, riassunto nella dura nota di FIPE (Federazione dei Pubblici Esercizi che fa capo a Confcommercio).
Le regole, che prevedono la riapertura dei locali, dal 26 Aprile, a pranzo e cena, solo per i locali dotati di spazio esterno, manda su tutte le furie la categoria della provincia di Varese, abituata a un servizio all'aperto limitato a pochi mesi l'anno.
E i numeri, come al solito, parlano chiaro: "L'80% dei bar e ristoranti sul territorio non ha un dehor (mentre, su scala nazionale, la percentuale scende al 34%) - scrive FIPE - che va dritto al sodo: "Stando così le regole, 8 addetti ai lavori su 10, nel varesotto, resteranno chiusi. A meno che non si pretenda che una categoria già in ginocchio metta mano al portafogli per realizzare spazi esterni ad hoc, il tutto senza alcuna garanzia sul futuro: chi ci dice che, tra due settimane, non ci vedremo nuovamente costretti a chiudere?".
Da qui, l'appello, accompagnato dallo slogan che ha portato i commercianti in piazza settimana scorsa, Vogliamo Vivere (per rivedere il servizio, clicca qui): "Consentite a tutti di riaprire, indipendentemente dai tavoli all'aperto, rafforzate i controlli, punite i trasgressori e, non ultimo, azzerate la Tassa di Occupazione del Suolo Pubblico".