Tessile decimato, ma con la voglia di rialzarsi

Confartigianato parte dalle forti criticità che affliggono lo storico settore produttivo del varesotto per indicare le linee che portano alla rinascita: innovazione, formazione, sostenibilità

793 realtà sparite nel nulla. Sono le imprese tessili della Provincia di Varese che tra il 2009 e il 2019 hanno chiuso i battenti.

Comincia da questo dato, a dir poco drammatico, l’analisi che Confartigianato pone al centro dell’attenzione. Un’istanza che, come di consueto, il presidente Davide Galli non limita al cahier de doleance, ma estende alle misure di risalita, rilancio, riscatto e rivincita.

Sì, perché il tessile ha fatto grande questo territorio, lo ha imposto sui mercati internazionali, elevandolo dal termine settore al più nobile e celeste rango di galassia, i cui pianeti, cioè la filiera, hanno a lungo contribuito a generare ricchezza, lavoro, qualità, identità.

Adesso, però, la sfida è di quelle toste. Perché alle congiunture e globalizzazioni degli anni passati si è sommato l’effetto pandemia, con la contrazione del mercato interno (-36,6% alla voce fatturato) e la flessione del 7,5%  sul fronte dell’export, imprescindibile volano di ripresa.

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