Varese: Frontalieri, fa discutere la “frazione di giorno”

Una novità fiscale, chiamata frazione di giorno, potrebbe mettere i frontalieri di fronte a un bivio

Alzi la mano chi ha mai sentito parlare della “frazione di giorno”. Pochissimi addetti ai lavori e altrettanti frontalieri. Eppure, in quelle tre parole, si concentra una novità fiscale che potrebbe mettere in discussione molto o quasi tutto. Ne dà notizia un articolo pubblicato dal Corriere del Ticino e a firma Dario Campione, che spiega, in sostanza, come la suddetta frazione sia l’inedito parametro per decidere in quale regime fiscale inquadrare i lavoratori. Non si tratterebbe più di valutare dove si opera e dove si risiede, bensì quante ore si passano in Svizzera e quante in Italia. E il denominatore non sarebbero le 8 ore di contratto, ma le 24 dell’intera giornata. Ad andarci di mezzo, in sostanza, sarebbe il concetto stesso di frontaliere. L’analisi, per voce del parlamentare PD Toni Ricciardi, azzarda un calcolo: lavorare 8 ore in Svizzera e occuparne altre due per spostarsi non sarebbe più sufficiente, perché le 14 trascorse in Italia determinerebbero in automatico l’italianità fiscale del soggetto. L’articolo entra poi nel merito della scelta, spiegandola come un’espressione politica caratterizzante del Governo Meloni e condivisa dalle associazioni di categoria, in lotta per blindare il mercato interno e scoraggiare la fuga di cervelli e manodopera qualificata. Linea cui andrebbero legate, tra l’altro, la controversa tassa sulla salute, che grava sui vecchi frontalieri, e la scelta di ridurre al 25% il tetto giornaliero del telelavoro. Dopodiché, però, i critici ipotizzano lo scenario peggiore. E cioè che a fare la differenza per i diretti interessati, alla fine, sarà sempre e comunque la busta paga. E questo potrebbe tradurre le opzioni in un ultimatum e spingere i frontalieri più competitivi non a lavorare in Italia, bensì a prendere casa in Svizzera.

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