Se non fosse un argomento troppo serio per scherzare, potremmo citare la proverbiale beffa che si aggiunge al danno.
Perché i dati che riguardano gli infortuni sul lavoro dicono proprio questo: le donne ricevono meno e pagano di più: facendosi male, ferendosi e, a volte, rimettendoci la vita. Magari per occupazioni che le vedono meno pagate dei colleghi maschi.
E’ quanto emerge dall’analisi presentata a Varese dall’INAIL, col supporto di Camera di Commercio, Comune e consigliera provinciale di parità.
Ed è un dato che genera due valutazioni. Prima di tutto, quella che riguarda gli incidenti, con un numero non indifferente di "schianti" avvenuti durante lo spostamento da e per il luogo di lavoro. No va dimentica, però, che gli ultimi due anni sono stati fortemente condizionati dalla pandemia, che per molto tempo ha falsato qualunque statistica.
E a proposito di pandemia: i settori rimasti aperti e operativi durante il lockdown sono, per evidenti motivi, quelli che hanno registrato il più alto numero di contagi.
Dato che, in Lombardia, conta poco meno di 50 mila casi, pari al 25% del numero nazionale. E che, con 4712 casi, vede la provincia di Varese seconda a livello regionale, dopo Milano e a fianco di Brescia.
Da qui, la seconda valutazione: i settori che non hanno subito alcuno stop, cioè quello sociosanitario, ma anche quelli legati all’alimentare, all’educazione e alla pubblica amministrazione, sono gli stessi che vedono in campo un’alta percentuale di donne, molte delle quali si sono anche ammalate.
E' bene ricordarsene - sottolinea l'assessora alla parità Rossella Dimaggio - soprattutto quando si metterà mano a contratti, rinnovi, norme e promozioni sul campo.