“Non sono il tipo che lascia quando perde. Torniamo al 30%, poi eleggete un nuovo segretario”.
Firmato, Matteo Salvini. Così si chiude la lunga serata della Lega a Saronno, un’assemblea a porte chiuse con centinaia di militanti.
Chi voleva una resa dei conti ha dovuto ricredersi. Lo “sfogatoio”, come lo chiama un autorevole esponente, si è tradotto in una ventina di interventi e nessuno scontro.
A uscirne più forte, è proprio il leader, che ha dribblato i giornalisti, tenuti a distanza da un muro di security.
Prima del suo arrivo, volti più e meno noti del partito giungono alla spicciolata. Qualcuno tira dritto, altri concedono una battuta al microfono di Matteo Inzaghi, dividendosi equamente tra chi auspica una svolta e chi blinda Salvini.
Le ultime parole del segretario federale si riferiscono al Comitato del Nord: “Se Bossi è davvero il primo firmatario, io sarò il secondo. A patto che, dietro di lui, non ci siano altri che agiscono per livore personale”.
Passo e chiudo, a mezzanotte tutti a casa. Con tanti applausi e qualche muso lungo, ma, a quanto pare, nessuna corrente.