Lega: via Bianchi, arriva Gualandris

Nonostante l’approssimarsi del voto, i vertici del partito tolgono dalle mani del deputato il coordinamento provinciale e affidano le redini all’ex consigliere provinciale. Ma nel Carroccio varesino i mal di pancia non mancano

Una scelta improvvisa, che spiazza più di un osservatore

Dopo 8 anni e mezzo di leadership, Matteo Bianchi cede, su indicazione dei vertici, la regia provinciale della Lega a Stefano Gualandris.

Un cambio della guardia piuttosto repentino e, dal punto di vista pragmatico, insolito. Al voto amministrativo mancano pochi mesi, i tavoli partitici (quelli delle candidature) e provinciali (quelli delle trattative), sono aperti più che mai e sarebbe stato logico aspettarsi che, prima dei fisiologici passaggi di testimone, si attendesse l'esito delle urne.

Invece, dopo 6 anni e mezzo da segretario provinciale e altri due da commissario, all'ex sindaco di Morazzone, oggi deputato, viene chiesto di passare palla a Gualandris, ex consigliere provinciale nonché fedelissimo (proprio come Bianchi) di Giancarlo Giorgetti.

Fin qui la cronaca, cui è giusto aggiungere una postilla da opinionista.

L'impressione è che, passo per passo, la Lega Salvini Premier, stia completando il proprio distacco dalla vecchia Lega Nord, quella di Bossi e di una vocazione prettamente settentrionalista identificata con la propria "Betlemme", vale a dire Varese.

Non è una novità: già da tempo, sotto la leadership del Segretario Federale, la Lega ha perso le iniziali caratteristiche politiche, post ideologiche, localistiche e persino semantiche, per dirottare la linea su un sentiero ben diverso, prima apertamente sovranista e filo Putin, oggi (con l'avvento di Draghi) più europeista e filo USA, ma in ogni caso distante dal Carroccio della prima ora.

Ultimamente, però, è proprio la varesinità del partito che sembra in discussione, vista la totale "devaresinizzazione" della segreteria regionale lombarda e la mancata conferma dei parlamentari varesini Dario Galli e Stefano Candiani, che malgrado il buon lavoro svolto in seno al governo giallo-verde non sono stati chiamati nella squadra di viceministri e sottosegretari del nuovo esecutivo.

La nomina di Gualandris, quindi, somiglia alla proverbiale medaglia a due facce: da un lato, la varesinità dell'esponente leghista suggerisce uno sviluppo nel segno della continuità. Dall'altro, la repentinità della scelta determina una svolta che spiazza e impone un cambio di passo.

Lo stesso neo coordinatore, in un post su facebook, riconosce l'importanza e la delicatezza dell'incarico. E c'è da capirlo, perché il suo compito sarà doppiamente impegnativo. Dovrà serrare i ranghi, continuando nel paziente lavoro di cucitura tra le diverse anime cui Bianchi ha dedicato sudore, fatica e notti insonni. E dovrà infondere fiducia in un sistema varesino che, in attesa da anni di un congresso, assiste improvvisamente alla staffetta tra gli ufficiali in comando, mentre in sottofondo già rimbomba il suono dei cannoni.

 

 

 

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