Botta e risposta al vetriolo, quello tra Alessandro Alfieri e Matteo Bianchi, rispettivamente senatore del PD e onorevole della Lega.
Nonostante la convergenza territoriale, che da qualche tempo i due parlamentari varesini portano avanti gomito a gomito, sottoscrivendo battaglie di interesse provinciale su temi quali frontalieri e Malpensa, i due parlamentari tornano a incrociare le spade sul tema più delicato del momento: vaccino anti covid e relativa distribuzione.
Se è vero che l'Italia si conferma, al momento, fanalino di coda quanto a numero di dosi già somministrate, è altrettanto vero che le ricadute sul territorio sono filtrate dalle Regioni, motivo per cui, da Roma, Alfieri spara a palle incatenate sui piani alti di Palazzo Lombardia, abbracciando in un unico affondo il titolare del Welfare, Giulio Gallera, e il primo partito di maggioranza: la Lega.
"Nonostante - attacca l'esponente dem - la Lombardia sia la Regione che può disporre del più alto numero di vaccini anti covid (oltre 80.000 quelli già consegnati), il processo di somministrazione si dimostra lento e disorganizzato, tanto da averne inoculati, al momento, solo 3.000, meno del 4%. Peggio fanno solo Molise e Sardegna. Mentre realtà come Lazio e Trentino hanno già superato il 50%".
"E' l'ennesima conferma di un sistema fallimentare, che la Lega non può scaricare sul solo assessore Gallera. E' proprio il partito di Salvini - chiosa Alfieri - a guidare la Regione da 8 anni consecutivi".
A stretto giro, ecco la replica di Matteo Bianchi, che sposta il tiro sulla capitale e sul governo centrale: "Il PD dovrebbe preoccuparsi del “Piano Arcuri” e della nebulosità totale sul numero complessivo delle forniture di dosi di vaccino. Questa “fregola” nel commentare le statistiche dopo tre giorni, denota nervosismo e volontà di cominciare a sollevare polveroni per coprire le negligenze che verranno: abbiamo già visto mesi fa questo schema mediatico".