Tanta disponibilità, poca richiesta.
Sulla questione dei Covid Hotel in provincia di Varese, Federalberghi, associazione di categoria che rappresenta gli addetti e ai lavori e che rientra nella galassia di Confcommercio, mette i puntini sulle i, per voce del suo presidente provinciale Frederick Venturi, il quale sgombra subito il campo da un primo equivoco: quello secondo cui le strutture ricettive avrebbero risposto con eccessiva timidezza e ritrosia all'appello di ATS Insubria (e, prima ancora, del Commissario Arcuri, che ha chiesto un covid hotel per ogni provincia italiana).
"Ebbene - chiarisce Venturi - il numero di strutture che si sono rese disponibili sul nostro territorio è alto a fronte di richieste decisamente contenute. A fronte di 400 potenziali posti letto, distribuiti negli 8 hotel del varesotto che hanno risposto al Bando di Ats, sono solo tre le persone trasferite, ad oggi, nel primo albergo che ha aperto i battenti: il Jet Hotel di Gallarate (che di posti disponibili ne ha 40).
“Gli albergatori – prosegue il numero uno di Federalberghi – hanno subito risposto presente all’appello delle autorità sanitarie. Ma l'impressione è che si stia navigando a vista. Senza tenere conto dell'onere che grava su chi presta la propria struttura alla quarantena dei soggetti positivi.
Tenere aperto un albergo - incalza Venturi - implica costi fissi di gestione che possono essere ammortizzati solo con l’utilizzo a pieno regime, non certo con un pugno di ospiti. Senza contare i costi aggiuntivi, legati alle procedure di pulizia e sanificazione continua.
Visti i ripetuti appelli dei giorni scorsi - chiosa - ci saremmo aspettati dei numeri diversi”.