Il prolungamento della chiusura totale potrebbe portare la nostra economia al collasso, o comunque a uno stato di crisi per certi versi irreversibile.
Parte da questo concetto, lapidario quanto inconfutabile, Confartigianato Imprese Varese, che chiede a gran voce un mese di Aprile nel segno della riapertura. "Il prolungamento del blocco al 18 del mese - spiegano i vertici associativi - ferma ulteriormente la produzione, congela il fatturato e mina concretamente la possibilità di riattivare il lavoro, di riprendere slancio, di mantenere l'occupazione".
Ciò che serve, affermano da viale Milano, non è una logica di sussidi, bensì di supporto economico e innesto di liquidità, al fine di proteggere le quote di mercato faticosamente conquistate e difendere una forza lavoro altrimenti insostenibile. Anche perché, è giusto sottolinearlo, le risorse pubbliche derivano dal lavoro privato di un tessuto economico che, una volta defunto, farebbe mancare alle casse dello Stato i denari necessari al sostegno della Sanità e alla lotta contro la povertà.
Da un lato, quindi, è bene mettere in agenda la graduale ripartenza delle imprese e della produzione, tenendo chiusi i reparti non indispensabili e garantendo il severo rispetto delle disposizioni di sicurezza, l'applicazione dei protocolli anti contagio, la distanza minima tra lavoratori e l'utilizzo dei DPI.
Dall'altro, e qui la palla passa alla politica, bisogna attivarsi presso le sedi istituzionali europee per agire sul fronte della liquidità, dell'eventuale accesso al Fondo Salva Stati e dell'attivazione di Eurobonds solo con alcuni Paesi dell'UE.
"Del resto - chiosano gli Artigiani - è assurdo accusare altri Paesi europei di scarsa solidarietà, quando è stata proprio la politica italiana ad accumulare, negli ultimi decenni, un debito pubblico spaventoso e ad aver mancato l'appuntamento con riforme strutturali più volte annunciate e mai concretizzate".