La storia di Mariam, dal calvario alla rinascita

La giovane, pakistana emigrata in Italia da bambini e oggi 26enne, racconta all’IS Falcone la propria infanzia e adolescenza, in una famiglia integralista. Dopo il matrimonio obbligato, le violenze e la gravidanza, la ragazza trova il coraggio di spezzare le catene

Una verità che tocca il cuore fino a spezzarlo, ma che poi lo ricuce col filo dell’amore, del coraggio e della Speranza.

Mariam, nome di fantasia, racconta la propria storia nel corso della giornata che l’IS Falcone di Gallarate ha dedicato alla donna, in Afghanistan e non solo, con il giornalista e inviato del Corriere Lorenzo Cremonesi e la presidente dell’associazione culturale Afghana di Varese Ilaha Mezaary, coordinati dalla professoressa Luisa Santoro.

Mariam decide di non mostrarsi in volto, né di dare indicazioni precise sul suo luogo di residenza. Non lo fa certo per paura del pubblico e degli studenti, quanto per i suoi genitori e per il suo ex marito.

Oggi la giovane pakistana ha 26 anni ed è in Italia da quando era piccola, da quando mamma e papà, islamici duri e puri, le proibivano di uscire di casa e di andare a scuola. 

La ragazza trascorse i primi anni di vita, di fatto, da prigioniera: non poteva muoversi, non poteva studiare; aiutava la madre nelle faccende domestiche e guardava, dalla finestra, quel mondo che le era vietato vivere.

A fare la differenza fu la sua vicina di casa, un’insegnante, che le si affezionò e che convinse faticosamente i genitori a farle prendere il diploma di scuola media. Il peggio, però, come lei stessa racconta, doveva ancora venire.

Obbligata a sposare un cugino pakistano, Mariam parte per il Medioriente e unirsi in matrimonio a un uomo che non ama e che non le piace. Resta incinta. Torna in Italia, dove si trasferisce anche il marito, opprimente, violento, abituato, in accordo con la famiglia di lei, a imporle le proprie regole o, in alternativa, a picchiarla ripetutamente.

La via crucis dura due anni. Poi, per amore del proprio bambino, la ragazza spezza le catene, scappa, chiede aiuto alle forze dell’ordine. E dà inizio a una nuova vita. Una vita in cui le donne lavorano, guidano, amano, ridono. E sognano.

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