E' qualcosa più di una semplice sollecitazione quella che Marco Cambielli, presidente dell'Ordine dei Medici di Varese (che a Gennaio passerà il testimone alla neo eletta Giovanna Beretta), indirizza ai vertici di Regione Lombardia e, in particolare, all'Assessore al Welfare Giulio Gallera.
Partendo dalla difficile situazione in cui versa il Sistema Sanitario, messo a dura prova dal covid e da un numero di contagi ben oltre il livello di guardia, e da una ben poco velata critica alla Legge Regionale 23/2015, rea, secondo l'Ordine professionale, di aver "sguarnito il territorio centralizzando gran parte dell'attività sanitaria sugli ospedali - Cambielli concentra la sua attenzione sul ruolo dei Medici di Medicina Generale, "lasciati soli nel momento decisionale fondamentale dell'approccio diagnostico e clinico-terapeutico proprio delle fasi iniziali della malattia, considerata anche la lunghezza del tempo che intercorre, allo stato attuale, tra la richiesta e l'esito dei tamponi".
Lo sforzo dei medici di base, prosegue il presidente, mantiene in vita la rete ospedaliera e si ritrova ulteriormente aggravato dal peso di numerose richieste burocratiche che causano notevoli perdite di tempo.
Come se non bastasse, incalza, la provincia di Varese sconta altri due limiti: da un lato, un numero esiguo di USCA (Unità Speciali di Continuità Assistenziale, ex guardie mediche). Dall'altro, l'inesistenza, ad oggi, di Centri Diagnostici Territoriali (i cosiddetti hotspot): preziose vie di mezzo tra medico di famiglia e ospedale, perché consentono l'affidamento del paziente covid a una visita specialistica che lo indirizzi, a seconda dei casi, al proprio domicilio (benché monitorato), oppure al ricovero.
Peccato che, evidenzia Cambielli, gli hotspot citati dall'assessore Gallera non riguardino il nostro territorio, visto che ve ne sono previsti 3 in provincia di Brescia, 3 a Monza Brianza e 4 nel milanese.
Da qui la domanda dell'Ordine: "Quanto dovremo aspettare?"