Gallarate, reparto Covid: “Nessuno smantellamento”

Roberto Gelmi, Direttore dell’ospedale S.Antonio Abate, risponde alla polemica sollevata dai parenti della signora Maria, paziente Covid di 84 anni trasferita nei giorni scorsi in una struttura del lodigiano. “dimissioni protette, nostra unità resta operativa”

Il dottor Roberto Gelmi, Direttore dell’ospedale S.Antonio Abate di Gallarate, risponde alla polemica sollevata dai parenti della signora Maria, paziente Covid di 84 anni trasferita nei giorni scorsi in una struttura del lodigiano. (per rivedere il servizio, clicca qui).

A seguire il testo della sua missiva:

"Il paziente ricoverato in ospedale di Gallarate è stato dimesso e trasferito presso struttura idonea attraverso l’istituto delle ”dimissioni protette”.

L'istituzione delle dimissioni protette è nato proprio al fine di assicurare al paziente un percorso di cure anche al di fuori dell'ospedale, attraverso un lavoro integrato, allo scopo di garantire una continuità nel processo di assistenza.

Da sempre, allorquando i pazienti si sono sufficientemente ripresi o possono essere adeguatamente trattati altrove, si procede alla loro dimissione dall'ospedale. Questo accade quando i medici considerano il quadro clinico del paziente stabilizzatoquando escludono qualsiasi rischio per la sua salute e ritengono sufficiente la presa in carico da parte dell'assistenza extraospedaliera, hanno facoltà di dimettere, assicurando al paziente un percorso di cure anche al di fuori dell’ospedale per acuti, allo scopo di garantire la continuità nel processo di assistenza.

Con il  termine “dimissione protetta” si intende proprio l’insieme delle azioni che costituiscono il processo di passaggio organizzato di un paziente da un setting assistenziale di cura (acuto) ad un altro (subacuto).

Il momento delle dimissioni dall’ospedale viene talora vissuto dai pazienti e dai parenti come un passaggio critico, a seguito del quale si devono affrontare molti disagi: si passa infatti da un’assistenza h24 ad un livello assistenziale ridotto.

Dal mese di dicembre l’ospedale di Gallarate ha effettuato 29 “dimissione protette” per pazienti Covid positivi, indirizzandoli alle strutture indicate dalla Regione attraverso un portale creato ad hoc. Ad esempio, oltre che a Sant’Angelo Lodigiano, anche verso Senago, Rivanazzano Terme, Salice Terme, Mariano Comense, Soresina. La scelta della struttura viene sempre effettuata optando su quella (tra le opzioni indicate dalla Regione) più vicina al nostro territorio.

Il paziente non è stato dimesso perché il reparto Covid deve essere chiuso. Pur auspicando tutti la graduale (speriamo veloce) chiusura dei reparti Covid di tutta Italia, oggi 11 maggio, nessun reparto Covid in Gallarate è chiuso, rispetto a quelli aperti ad inizio pandemia (con circa 60 posti letto). E nessun reparto verrà “smantellato” sino a quando ci saranno pazienti Covid positivi ricoverati.

Inoltre, soprattutto, la paziente non è “stata trattata come un pacco”. Appare falso ed offensivo nei riguardi dell’ospedale e del personale che tanto si è prodigato, asserire che “quel che conta è solo svuotare rapidamente il reparto Covid”.  Il paziente è stato dimesso in modo “protetto” proprio per soddisfare quel che il parente riferisce e  rivendica: “Non è autosufficiente e necessita di cure continue”.

Appare infine corretto ed esemplare il comportamento tenuto dal personale sanitario del reparto Covid e nulla rileva la affermazione del parente “Noi, dal momento del suo ingresso al S. Antonio Abate non l’abbiamo più potuta vedere se non in videochiamata”. La qual cosa avviene regolarmente giornalmente per tutti i pazienti Covid positivi ricoverati in ospedale".

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