Se c’è una figura professionale su cui si gioca e si misura l’efficacia della legge di potenziamento della sanità lombarda è quella del Medico di Medicina Generale.
Sotto organico rispetto alle esigenze, martoriati dal covid, bersagliati di richieste, ma anche di critiche, i Medici di Base sono stati per lungo tempo i parafulmine di una gestione della salute a corto di sfumature, incapace, cioè, di individuare nel percorso di cura la giusta via di mezzo da casa e ospedale.
Per uscire dalla palude, Regione sta investendo su Case e Ospedali di Comunità.
Le prime, attivate già a decine in Lombardia e in attesa della prima struttura facente capo ad ASST sette Laghi, in apertura nei prossimi giorni a Tradate, si propongono di offrire un luogo fisico e multidisciplinare per accogliere, filtrare, medicare, assistere, visitare e indirizzare. I secondi, saranno luoghi infermieristici per riabilitazioni e cure di medio-bassa intensità.
Ma nel secondo appuntamento organizzato nella sede varesina della Regione dal presidente della Commissione Regionale Emanuele Monti, la dirigente di ATS Insubria Della Rosa e la dottoressa Giovanna Scienza hanno anche insistito sull’esigenza di ritrovare le coordinate base della professione, perché il medico di base è e resta l’avanguardia della sanità lombarda sul territorio, nonché il principale punto di riferimento per cittadini sofferenti, preoccupati o impauriti.
La funzione delle Case di Comunità quindi non avrà solo una funzione medica, ma anche sociale, empatica e solidale.