Lanfranco Dettori, una vita da film

Le emozioni vibrano nella puntata 127 di Mondo Galoppo, che Filippo Brusa dedica all’illustre fantino a cinque giorni dal suo cinquantunesimo compleanno e subito dopo l’uscita di due opere che ne celebrano l’intenso vissuto: il libro «Leap of faith», edito da Harper Collins, e il documentario sulla sua vita firmato dal regista Anthony Wonke

«Leap of faith» significa «atto di fede» ed è il titolo della biografia di Lanfranco Dettori, scritta insieme a Boris Starling e appena pubblicata da Harper Collins. In inglese, però, «leap» indica il «salto», che è da sempre l’esuberante consuetudine dell’illustre fantino, da esibire dopo le vittorie più belle per emozionare, una volta di più, il pubblico.
Le emozioni vibrano nella puntata numero 127 di Mondo Galoppo, che Filippo Brusa dedica proprio a Frankie, a cinque giorni dal 15 dicembre, data del suo cinquantunesimo compleanno.
L’incontro è l’occasione non solo per presentare «Leap of faith», libro diviso in sette densi capitoli, che arrivano subito al cuore per la genuinità con cui è raccontata l’intensa vita di Lanfranco, scandita dalla frase «I’m not waiting» («non sto aspettando»), fra salti e cadute, successi ed errori, ma anche per presentare il documentario «Dettori – Show me how good you are» («Dettori – Mostrami quanto sei bravo»), firmato dal regista Anthony Wonke.
La prima persona a cui Frankie ha dovuto far vedere il suo valore è stato suo papà Gianfranco, top jockey italiano così bravo da essere chiamato «Il Mostro»: «È sempre stato duro con me ma se non mi avesse mandato in Inghilterra, quando avevo appena 15 anni, con sarei diventato quello che sono». Non manca il ricordo di una sconfitta subita proprio dal padre cinquantenne nel premio Nico Castellini, il 2 giugno del 1991, quando, con Riverhulla, era stato battuto di un soffio da Kracovia, e gli aneddoti toccano anche l’icona del galoppo britannico Lester Piggott: «Una volta, in Germania, aveva chiesto soldi per un autografo. L’ho conosciuto quando aveva scelto di fare l’allenatore e ho lavorato per lui. Poi è tornato in sella e l’ho trovato da avversario in pista, dove non ha mai perso lo smalto dei tempi d’oro, come fa capire il successo nella Breeders’ Cup Mile del 1990 con Royal Academy».
La carriera del fantino è un ascensore sociale e permette ai migliori, come Dettori, di guardare negli occhi la regina d’Inghilterra, ma è così competitiva che, alle volte, può causare la depressione. È capitato anche a Frankie, capace di uscirne con carattere.
Alla fine della trasmissione, Lanfranco ricorda Maurizio Vargiu, fantino scomparso a novembre, con cui ha avuto familiarità, e manda un messaggio a Ettore, bambino di otto anni che sogna di ripercorre le orme del suo idolo: «Se vuoi seguire la mia strada, ama i cavalli». E l’amore per i cavalli costituisce, per Dettori, pure il primo passo per rilanciare la zoppicante ippica italiana.

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