Giuseppe Saronni: «Come ho vinto in bici»

Il campione del Mondo di Goodwood, ospite di Filippo Brusa, racconta la costruzione quotidiana del suo successo e spiega la capacità di ripetersi

«La corsa è come la vita: quando pensi che sia finita è proprio allora che comincia la salita».

Questa frase, che fa eco ad alcuni versi della canzone di Antonello Venditti «Che fantastica storia è la vita», è di Giuseppe Saronni, ospite di Filippo Brusa nella dodicesima puntata di Vincere: il campione del mondo di ciclismo su strada del 1982, a Goodwood, in Inghilterra, vincitore dei Giri d’Italia del 1979 e del 1983 e di tante altre classiche di primissimo piano, come la Milano-Sanremo, il Giro di Lombardia, la Freccia Vallone, spiega che cosa vuol dire vincere in bicicletta, che significato ha avuto la vittoria nella sua carriera, e come ha saputo costruirsi, giorno per giorno, la capacità di essere un vincente.

Non manca un commento sull’attualità e sull’edizione numero 104 del Giro d’Italia, appena vinto dal colombiano Egan Bernal, che nel 2019, a soli 22 anni, era riuscito ad aggiudicarsi addirittura il Tour de France e ha rinnovato gli stimoli giusti grazie a Dave Brailsford, general manager dell’Ineos Grenadiers, pronto a suggerire al giovane corridore la formula giusta: «Per trovare la condizione migliore devi solo stare tranquillo e divertirti, correndo con istinto».

Dopo aver commentato questo pensiero, c’è spazio per parlare degli italiani che si sono messi in luce al Giro: Damiano Caruso, secondo della classifica generale e vincitore, con un bella fuga, della penultima tappa, la Verbania-Valle Spluga-Alpe Motta, Filippo Ganna, che inanellando cinque crono consecutive al Giro ha battuto il record di Francesco Moser, e Alessandro Covi della Uae Team Emirates di cui è direttore generale proprio Saronni, già proiettato verso il prossimo Tour di cui è detentore lo sloveno Tadej Pogačar, punta di diamante della sua squadra.

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